Non riusciamo a vivere un clima di festeggiamenti e fiorellini, per un solo giorno l’anno, quando poi tutte le mattine usciamo di casa e veniamo sfruttare nei nostri luoghi di lavoro.
In Italia, sono quasi due milioni le donne che dichiarano di aver subito molestie o ricatti a sfondo sessuale nel proprio luogo di lavoro.
Essere inquadrate a meno ore con contratti precari e senza tutele, ci costringe a chiedere ogni volta i nostri diritti al datore di turno, che ce li concede come fossero favori, chiedendone poi il prezzo.
Il Commercio è uno dei settori più esposti, anche per l’alto tasso di occupazione femminile, che raggiunge il 70%. Più della metà dei contratti part time viene stipulato a donne, come vincolo per l’assunzione. In questo modo, non solo ci è preclusa ogni possibilità di carriera, ma ci è impossibile vivere.
Il part time infatti è solo una scusa per pagarci il meno possibile, in realtà lavoriamo 8 ore al giorno, molte delle quali neanche pagate, con turni che variano ogni settimana, comunicati il giorno precedente.
Le lavoratrici in appalto, dalle mense al pulimento, all’assistenza scolastica sono costrette ad operare per tutta la vita sotto cooperativa, sempre al massimo ribasso.
Buste paga mensili che non raggiungo le 500 euro e troppe volte si fermano a 200. Se il posto di lavoro è inaccessibile, per neve o seggio elettorale, o chiuso per qualsiasi motivazioni, si sta a casa, senza nessuna retribuzione, come se fossimo pagate a cottimo.
Il lavoro di cura vede l’apice dello sfruttamento per le lavoratrici, chiuse in casa per 24 ore al giorno con contratti che ne prevedono 5. Le badanti, spesso di origine straniera, vengono praticamente segregate negli appartamenti, controllate con telecamere e impossibilitate ad uscire anche solo per rinnovare un documento.
Le lavoratrici non vengono sfruttate solo nel loro ambito professionale, con contratti fittizi, orari spezzati e pagamenti inferiori, ma proprio in quanto donne.
Sono troppe le volte in cui per lavorare dobbiamo essere di bella presenza, indossare un abbigliamento provocante, con tacchi alti e sorriso malizioso e sopportare commenti, battute e pacche.
Oppure veniamo interrogate sulla nostra vita di coppia o sulla possibile volontà di avere figli, così come discriminate e ridicolizzate al rientro dalla maternità.
La cultura patriarcale, cosi come quella razzista, sono armi in mano ai datori per fare profitto sfruttando i lavoratori, uomini e donne, italiani e migranti.
Per questo abbiamo attivato, ogni lunedi dalle 16.00 alle 19.00, uno sportello informativo e di lotta per il Commercio, organizziamoci insieme per uscire dall’emergenza e mai più essere sfruttati.
Cobas Viterbo
Elisa Bianchini